Il mistero dei Giganti



Numerose prove, sia di carattere bibliografico che archeologico, sembrano portare verso una verità affascinante e sconvolgente. In ogni angolo della terra potrebbe essere vissuta una razza simile alla nostra ma dalle proporzioni gigantesche. Questa razza è conosciuta con il nome di “Gigante”. Avrebbe eretto alcuni fra i siti archeologici più misteriosi della nostra epoca per i quali non si è ancora trovata una esaustiva comprensione delle costruzione e del modo in cui tali monumenti siano stati eretti. Ossa e parti di scheletro di esseri che non hanno riscontro in nessuna specie conosciuta e a noi familiare sembrano la testimonianza di una tale presenza in tempi remoti di una specie a noi adesso inconcepibile e aliena. In tutto il mondo, e da tempo immemorabile, sono stati rinvenuti resti umani appartenenti ad una o più razze di esseri straordinariamente alti, da poco meno di 2 metri a oltre i 5 metri. Inoltre le leggende e i racconti scritti degli esploratori nei quattro angoli del mondo narrano di fantastiche avventure ed avvistamenti di questi giganti. In Europa, in Africa, nelle Americhe, in Oceania e in Asia, ovunque sono presenti mitologie, avvistamenti, resti ossei e manifatturieri che ci introducono in un mondo popolato da creature dall’altezza eccezionale e dotati di una forza e spietatezza sovrumane. Persino la Bibbia in Genesi VI, versetto 4, narra della presenza dei giganti sulla terra i quali si congiunsero con le figlie degli uomini, contravvenendo agli espliciti ordini di Dio, e da queste, che avevano preso come loro mogli, ebbero dei figli. Così fu generata una nuova stirpe di giganti. Una storia simile viene addotta anche nel Libro di Enoch, quando il profeta dell’Antico Testamento viene condotto in volo al quinto cielo dagli Angeli, vede degli esseri giganteschi e dai volti raggrinziti. Nel capitolo 18 Enoch afferma che questi “Angeli caduti” avevano violato i loro voti sul Monte Hermon, in Israele, quando videro che le figlie degli uomini erano belle, unendosi in matrimonio e carnalmente con loro. Ne nacquero dei giganti, spietati e senza legge, che contaminarono la Terra con le loro azioni. Gli Incas, nel XVI secolo, raccontarono al conquistatore Cortez della discesa dal cielo di una razza di giganti, i quali avevano avuto rapporti con le donne Incas. Questi giganti, feroci e malvagi, furono uccisi dagli Incas e i superstiti si estinsero. A Cortez fu quindi consegnato un osso femorale, lungo quanto un uomo di media statura, che fu subito spedito al re di Spagna. In effetti molte delle leggende indiane sui giganti concordano nel descriverli come assai malvagi e pericolosi, alcuni dediti persino al cannibalismo, e per tali motivi sarebbero stati combattuti e uccisi da moltissime tribù locali. Nel Cumberland (Inghilterra), durante il Medio Evo, furono rinvenuti i resti di un uomo alto oltre i 4,60 metri, con ancora indosso l’armatura al completo. Le armi del gigante, l’ascia e la spada, superavano i 2 metri di lunghezza e la testa dell’ascia oltrepassava il metro. I denti dell’uomo, come riportato in “History and Antiquites of Allerdale”, erano lunghi 15 cm e larghi 5 cm. In tempi più recenti, quando gli europei cominciarono ad esplorare i territori remoti dell’America meridionale, entrarono subito in contatto con una razza di uomini giganteschi. Nel 1520 la flotta di Magellano arrivò a Porto San Julian, sulla costa Argentina, e subito sulla spiaggia comparve un gigante. Secondo il rapporto scritto di Pigafetta, uno degli ufficiali di Magellano, “L’uomo era così alto che noi con le teste gli arrivavamo appena alla cintura, e aveva la voce simile a quella di un toro”. Nel rapporto viene riportata anche la cattura di due di questi giganti, con l’intenzione di portarli in Europa, ma entrambi morirono in catene durante la navigazione. Nel 1578 anche l’esploratore inglese Drake attraccò a Porto San Julian, annotando uno scontro “con uomini di grande statura” alti più di 2,30 metri che costò la vita a due dei suoi uomini. Anthony Knyvet passò lo stretto di Magellano nel 1592 riferendo di aver visto gli enormi patagoni e di aver anche misurato molti dei loro cadaveri a Port Desire, tutti tra i 3,20 e i 3,60 metri. Moltissimi altri comandanti e i relativi equipaggi visionarono i giganti della Patagonia rimanendone impressionati. Persino l’ideatore della teoria sull’evoluzione, Charles Darwin, visitando la zona nel XIX secolo li avvistò e ne constatò l’altezza media, che superava 1,9 metri sia per gli uomini che per le donne. Nel corso dei secoli però l’altezza dei giganti patagoni era notevolmente scesa, il che sta a significare il loro incrocio con razze di minor statura per lunghi periodi di tempo.



Ancora oggi l’altezza media dei patagoni, 1,85 metri, ne rende la razza più alta del nostro pianeta. Nel maggio del 1966 il Daily Mirror riferiva che “Una feroce banda di selvaggi, alti più di 2,20 metri, sta terrorizzando alcune tribù indigene della foresta Amazzonica in Brasile”. L’esistenza di questi selvaggi fu accertata da un gruppo di ufficiali dell’Aeronautica Militare brasiliana, che si trovavano nella giungla per un addestramento. Anche in Italia, nel 1969, nei pressi di Terracina, furono rinvenuti 50 sarcofagi di terracotta, privi di iscrizioni e di ornamenti, contenenti degli straordinari resti umani. Questi uomini erano alti da 1,83 a 2,15 metri, molto al di sopra quindi del 1,50 scarso della statura media dei romani. Nel 1833, in California (USA), alcuni soldati disseppellirono i resti di un uomo alto 3,60 metri, che presentava una doppia fila di denti. Nel 1888 nel Minnesota (USA), furono rinvenuti in alcuni tumuli i resti di 7 individui alti fra 2,10 e 2,40 metri. Nel Ciad (Africa), sarebbe esistita una razza gigante chiamata Sao; si narra che mangiassero gli ippopotami come i polli e che erano talmente alti che usavano interi tronchi di palma per i loro archi. Sono sopravvissuti fino al IX secolo, quando furono sterminati dagli Arabi. L’elenco di tali ritrovamenti è davvero infinito e purtroppo molte di queste ossa sono finite nelle cantine dei musei di tutto il mondo. Molte altre, invece, sono passate di generazione in generazione, dai salotti alle pattumiere. Dal momento che la scienza ufficiale non crede all’esistenza passata, e tantomeno attuale, dei giganti, non ci sono scienziati che si interessano alle ossa umane gigantesche. Eppure le prove sono lì, davanti ai loro occhi. Forse temono di dare credito ai ricercatori come Z. Sitchin, che sostengono, basandosi sull’interpretazione dei testi antichi dei Sumeri e di altre civiltà, l’appartenenza di tali giganti ad una razza aliena discesa sulla Terra da un altro mondo? Le leggende sui giganti abbondano attorno al Lago Titicaca e molte di esse affermano che essi si trasferirono al sud. I loro discendenti dovettero popolare fino a qualche secolo fa la Patagonia, e il suo scopritore, Magellano, li incontrò più volte. E' scritto dell'incontro con uomini "così alti che le teste dei membri dell'equipaggio arrivavano a malapena alla loro cintola e la loro voce era quella di un toro...". Né manca Erodoto (storie 1-68) il quale parla di un fabbro che..."Volevo fare un pozzo in questo cortile, scavai e m'imbattei in una bara di sette braccia (un braccio equivale a circa 44 centimetri). L'aprii e...io non credevo che fossero mai esistiti uomini di maggiori dimensioni di quelli di oggi, ma vidi che il morto era di lunghezza pari alla bara (oltre 3,10 metri); lo misurai e lo riseppellii".

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