L'enigma del detenuto numero Sette

Alle 6 pomeridiane del 10 Maggio 194 un Messerschmitt 110 tedesco modificato con serbatoi che aumentano la sua normale autonomia di volo, decolla dall’aeroporto militare di Augusta diretto verso l’Inghilterra. Un volo difficile per non dire ai limiti del possibile, dato che avrebbe attraversato l’intero spazio aereo inglese in piena guerra con la Germania di Hitler, sfuggendo ai radar, agli aerei e alla contraerea. Ma non basta perché ai comandi di quell’aereo c’era il secondo uomo più importante di Germania. Il delfino - segretario di Hitler e suo probabile successore: Rudolf Hess. L’obiettivo era quello di atterrare nella tenuta del duca di Hamilton, notoriamente simpatizzante del nazismo, per ottenere tramite la sua accondiscendenza una pace separata con gli inglesi e la sicurezza di avviare l’offensiva con la Russia scongiurando l’incubo della guerra su due fronti per la Germania. Miracolosamente, Hess riuscì a centrare il suo obiettivo ma appena a terra si accorse di avere una gamba rotta e soprattutto che una pattuglia della polizia locale lo attendeva per condurlo agli arresti. Già queste strane coincidenze e questi inesplicabili avvenimenti collocano il volo di Hess nel mondo del mistero. Subito dopo infatti riuscì come se niente fosse ad ottenere il colloquio con il duca di Hamilton e a rilasciare delle dichiarazioni ad un duca polacco presente nella zona. Non esiste alcuna testimonianza o trascrizione di tali dichiarazioni. Ufficialmente Hess era andato in Inghilterra segretamente per cercare di convincere quegli ambienti britannici più influenti a piegare verso una soluzione pacifica con la Germania. Non sappiamo quanto fossero fondate le speranze di Hess ma sappiamo che molti e influenti personaggi, anche a corte , erano ai ferri corti con Winston Churchill per la sua determinazione a portare avanti la guerra alla Germania fino in fondo. Dopo la cattura ufficiale il mistero e le stranezze si infittiscono. Hess viene prima trasferito alla Torre di Londra e successivamente a Mychett Place il corpo Z. Churchill, del quale è passato alla storia l’aneddoto poco probabile che una volta informato della cattura di Hess avrebbe esclamato: “Hess o non Hess io vado a vedere i fratelli Marx!” , decide di occuparsi personalmente del caso coadiuvato dal SIS. Hitler si affretta a liquidare l’affare Hess come la fuga di un disturbato mentale e la stampa inglese incredibilmente si accoda a tale visione senza sfruttare l’enorme potenziale mediatico della fuga e cattura di un alto gerarca nemico. Perché? La storiografia ufficiale non ha analizzato con la dovuta attenzione questo punto così come non lo ha fatto per quanto riguarda l’ostinazione di Churchill a non trattare mai direttamente con Rudolf Hess. Sono emersi solo ultimamente delle prove e degli indizi grazie al lavoro assiduo e coraggioso di alcuni storici contemporanei che fanno pendere la bilancia molto al di là della semplice fuga di un pazzo. Sembra sempre più chiaro che sia Hitler, sia molti importanti membri del potere britannico fossero al corrente del piano di Hess e che si tramava sottobanco per spodestare Churchill ed arrivare ad una pace separata. I motivi sono tanti, di carattere storico, filosofico, geopolitico, politico (es. la comune paura del bolscevismo) ed anche esoterico. Infatti molti personaggi influenti in Gran Bretagna seguivano quel filo di miti e para storia che lega l’ideologia nazista e il potere inglese, primo fra tutti quello della corona. Il ruolo della società Thule, a cui appartenevano molti membri della intellighenzia britannica non sembrano essere minime. Capiamo e consideriamo la diffidenza nei confronti dei trattati tedeschi visti i precedenti stralci della diplomazia fatta dal regime.

Era ormai chiaro che Hess aveva il ruolo di portatore ufficiale di un articolato piano di pace, suscettibile di essere avallato da Berlino al primo segnale positivo da parte di Londra. Era quindi quantomeno necessario verificarne la consistenza. Secondo gli agiografi ufficiali di Churchill il suo “no” sarebbe stato semplicemente il rifiuto ad un cedimento che avrebbe abbandonato l’Europa nelle mani di un dittatore. Ma quali sarebbero state le reazioni del popolo inglese alla possibilità di rinunciare al tremendo stato di “lacrime, sangue e sudore” cui erano sottoposti, o alla possibilità di vedere il loro impero salvaguardato dalla potenza della Germania. Hitler aveva graziato gli inglesi a Dunkerque perché riteneva la Gran Bretagna un baluardo della civiltà e dell’ordine nel mondo. La sua stima della razza inglese lo aveva sempre portato a trovare una soluzione pacifica che non indebolisse i due popoli nella lotta comune contro i veri nemici. Ebrei e Bolscevichi. Tutta la reticenza di Churchill di fare chiarezza sull’affaire Hess era legata alla necessità di non scalfire la volontà del suo popolo a continuare a combattere. Una delle precondizioni del trattato di pace pare fosse quella delle dimissioni di Churchill. Quello che Churchill ha voluto è allontanare la possibilità di una presa di coscienza e di potere da parte di tutti. Sia il semplice popolo, sia i dichiarati filo nazisti del RIGHT CLUB, sia i seguaci di una linea arrendevole nei confronti del Terzo Reich, i cosiddetti APPEASEMENT. A tal proposito sono interessanti le parole si Lord Moran:”Questo è l’uomo sul cui tavolo fu posta la proposta di pace che solo un pazzo o un poeta si sarebbero sentiti di rifiutare”. Non dimentichiamo lo scandalo dell’abdicazione di Edoardo VIII per vai della sua imbarazzante vicinanza al nazismo. Insomma Churchill era sulla graticola e seppe uscirne da grande statista quale era. Salvaguardando il suo ruolo e riuscendo a far rimanere nell’ombra tutto il caso.

Quel che è certo è che dopo la guerra cominciò una prigionia per Hess che durò fino all’anno della sua morte nel 1987 nel carcere di Spandau, nella periferia di Berlino. La sua prigionia fu sorvegliata ogni ora persino in età senile. Fu un fantasma per più di quarant’anni. La sua morte è avvolta dal mistero più profondo e non sembra essere compatibile con le condizioni di un uomo praticamente infermo. Ma la sua infermità mentale mai ritrattata lascia scettici su una mente capace di leggere fino a due libri al giorno nella sua cella numero 13 e di scrivere opere e riflessioni apprezzate da tutti durante la sua reclusione. Molti sostengono che Hess fu ucciso subito dopo la cattura e che a impersonarlo non fu che un sosia demente. Dov’è la verità?

La risposta, se ci sarà, l’avremo solo nel 2017 quando gli archivi inglesi renderanno pubblico il Dossier Hess.

Gian Filippo Veneruso

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