La bestia della Francia meridionale


Ecco subito di sotto una breve storia del mistero di maggior interesse per la Criptozoologia degli ultimi tre secoli. Per eventuali approfondimenti rimandiamo alla bibliografia più sotto.

[DA WIKIPEDIA]

La Bestia del Gévaudan (in francese: La Bête du Gévaudan) è stata una creatura che terrorizzò la zona del Gévaudan (oggi Lozère), nell'area centro meridionale della Francia tra il 1764 e il 1767.Mentre gli attacchi sono stati provati e documentati, non è mai stata definitivamente chiarita la vera natura della Bestia. La versione più accreditata è che sia trattato di uno o più lupi.
La vicenda della misteriosa Bestia è legata a diverse teorie di cospirazione contro la casa reale francese ed ha ispirato i film La Bestia di Walerian Borowczyk, e più recentemente Il patto dei lupi con Vincent Cassel e Monica Bellucci.
La vicenda ebbe inizio nell'aprile (per altri inizio giugno) del 1764, quando una ragazza che passeggiava nel bosco fu attaccata da un grosso lupo, ma le mucche a cui stava badando allontanarono la bestia.La giovane donna descrisse la bestia con un corpo da vitello, peluria folta e nera, due grandi canini laterali.
Il 30 giugno del 1764 la "bestia" fece la sua prima vittima: una ragazzina quattordicenne fu sbranata. Nei mesi successivi furono decine le vittime, per lo più donne e bambine.
Col moltiplicarsi degli attacchi e dei morti, il governo francese inviò in questa regione uno squadrone di 56 dragoni, comandati dal capitano Duhamel, che comunque per le ricerche ebbe a disposizione anche gli oltre 400 miliziani dei Volontari di Clermont, di stanza nei pressi. Duhamel avvistò la cosiddetta Bestia più volte, senza mai riuscire a ucciderla. A suo parere, benché non fosse un esperto, la belva era un ibrido mostruoso, grande come un vitello di un anno. In effetti la Bestia (quella uccisa nel 1767) e soprattutto quella uccisa prima, nel 1765 (il cosiddetto Lupo di Chazes, uno dei responsabili degli attacchi di quegli anni nel Gévaudan, una volta ucciso e misurato fece registrare oltre 70 kg, quasi 90 cm di altezza al garrese e una lunghezza di circa 140 cm, coda esclusa) avevano le dimensioni di un vitello (non di un anno, ma di 2-3 mesi. Allora comunque i bovini era molto più piccoli di quelli attuali).
Re Luigi XV inviò allora (1765) in zona un famoso cacciatore di lupi, il nobile normanno d'Enneval, che in breve uccise, con la sua muta di cani addestrati, ben 74 lupi.Ma non la Bestia, che continuò le stragi.
Il 12 gennaio dello stesso anno un gruppo di ragazzini fu attaccato dalla belva, messa però coraggiosamente in fuga dai ragazzi a colpi di baionetta (un bastone con legato un coltello). La gente del posto intanto, terrorizzata, si rifugiò nella superstizione, ritenendo la bestia dotata di poteri sovrannaturali. Molti pensavano si trattasse di un lupo mannaro.
Il 1° maggio dello stesso anno una famiglia (tre fratelli adulti, tutti noti cacciatori) videro, dall'interno della loro casa posta ai margini di un bosco, la Bestia mentre strisciava verso un ignaro pastorello. La colpirono gravemente (la pista di sangue era molto larga, segno di una mortale emorragia esterna) ma l'animale riuscì a fuggire. Questa probabilmente fu la prima o la seconda delle cosiddette Bestie del Gévaudan a essere uccisa.
Gli attacchi e le vittime comunque continuarono e allora Luigi XV sostituì d'Enneval con Francois Antoine, Gran portatore di Archibugio del Re e massimo rappresentante della Louvetiere (associazione francese nata in Francia nel XIV secolo proprio per eliminare le bestie feroci). Antoine era accompagnato da suo figlio Francois Antoine de Beauterne (figura marginale, che molti confondono con il padre, vero incaricato del re), da 14 guardiacaccia scelti fra i migliori del regno e da una muta di 40 cani segugi e 4 cani da presa, ossia mastini veloci, ognuno dei quali da solo aveva già ucciso diversi lupi. Anch'egli cacciò e uccise un grosso lupo dal pelo nero (in realtà abbattuto da Rinchard, uno dei 14 guardiacaccia, che fra l'altro era nipote di Antoine). Antoine comunque uccise nel settembre 1765, con una enorme spingarda caricata contemporaneamente con ben 5 cariche da lupo (si credeva che la Bestia fosse invulnerabile alle normali fucilate) il colossale lupo di Chazes (descritto prima) e in seguito la femmina e i suoi cuccioloni, già grandi. Questa fu probabilmente la terza o quarta delle cosiddette Bestie del Gévaudan. Il problema sembrò risolto e Antoine fu colmato di doni (la sola taglia sull'animale era stratosferica, ben 9400 franchi, pari a 33 anni di lavoro di un salariato agricolo dell'epoca o a oltre 700.000 euro attuali) da Luigi XV, che ritenne chiusa la faccenda. Ma, dopo alcuni mesi di pausa, la misteriosa creatura continuò a mietere vittime.
Nel giugno 1767 un certo Jean Chastel uccise finalmente l'ultima Bestia (dopo non ci furono più attacchi né vittime), descritta prima. Si trattava senza dubbio di un canide (aveva 42 denti come i canidi) e quindi non di una iena, una tigre o di altro ipotizzato finora (queste specie hanno formule dentarie ben diverse). Con ogni probabilità si trattava, come per le altre Bestie del Gévaudan, di un lupo divenuto antropofago (come si verificò in altri casi simili in Francia con il lupo Courtaud, la Bestia di Fontainblu, la Bestia del Gard od, in Italia, con la Bestia di Cusago, la Bestia di Corfinio, ed altre). Chastel portò il corpo dell'animale al re sperando in una lauta ricompensa, ma non l'ottenne poiché per Luigi XV l'unica Bestia era stata quella uccisa nel 1765 da Antoine. Il cadavere dell'animale, malamente imbalsamato e praticamente in decomposizione, per ordine del re fu immediatamente distrutto.
Il totale delle vittime accertato fu di 116 (con circa 270 attacchi), 14 delle quali decapitate (forse a causa della trazione esercitata sul collo per trascinare al coperto i cadaveri delle vittime). Ma con ogni probabilità le vittime furono molte di più, forse 150-180, solo che a un certo punto non furono più conteggiate per ordine di Luigi XV, che ordinò la censura sulla vicenda (anche ai curati per quanto riguarda gli atti di morte).

Ancora oggi, l'identità della bestia non è certa. Se per alcuni si trattò di un lupo fuori dalla norma, per altri sarebbe stato un serial killer travestito da animale; tra la gente del posto, si diffuse la leggenda che si trattasse di un lupo mannaro (in quel periodo vampiri e licantropi erano sulla bocca di tutti).
La teoria più probabile è che non fosse solo una bestia ad uccidere, ma tre, ognuna catturata nell'arco di tre anni: in effetti i tre lupi catturati da Denneval, De Beauterne e Chastel erano fuori dalla norma e a vederli la notte sarebbero potuti sembrare creature più grandi ed addirittura licantropi. La squadra di Denneval, secondo la testimonianza di Duhamel, seguì dal principio l'ipotesi che si trattasse di un lupo, nonostante le orme lasciate dalla bestia fossero molto più grandi di quelle di un lupo e che non ci fossero le tre fossette caratteristiche dei canidi e pur non riuscendo a capire perché la bestia attaccasse principalmente di notte e apparentemente sgozzasse.
Secondo alcuni recenti studi almeno l'ultima delle cosiddette Bestie (che costituivano forse un piccolo nucleo familiare), la più letale e responsabile di molti degli attacchi avvenuti in quei quattro anni, sarebbe stata un enorme lupo (55 kg di peso, 80 cm di altezza al garrese e quasi 130 cm di lunghezza, coda esclusa) probabilmente affetto da acromegalia (una malattia, esistente anche tra esseri umani, che rende la testa e gli arti sproporzionatamente grandi), come dimostrano (dalla minuziosa autopsia fatta dai chirurghi) gli sproporzionati piedi (16,2 cm di lunghezza per 12,2 di larghezza, grandi quasi quanto quelle di una tigre) e l’abnorme testa, i cui muscoli temporali e masseteri superavano in totale i tre chili di peso (un bulldog arriva a 250 grammi totali). Le fauci pertanto esprimevano probabilmente una pressione di oltre 700 kg, pari a quella di una iena maculata.

Bibliografia

  • Félix Buffiere, La bête du Gévaudan, une grande énigme de l'histoire, Deuxième édition, 1994
  • Abel Chevalley, La Bête du Gévaudan, Editions J’ai Lu, 1972
  • René de Chantal, La fin d’une énigme, la Bête du Gévaudan, La Pensée Universelle, 1983
  • Francois Fabre, La bête du Gévaudan, ricerca completa di Jean Richard, De Borée, 2000
  • Helga Hofmann, Mammiferi, Editoriale Giorgio Mondadori, 1990
  • Historia, La bête du Gévaudan: enquete sur des meurtres en série, n. 650, Febbraio 2001
  • Michel Louis, La bête du Gévaudan, l’innocence des loups (l'innocenza dei lupi), Perrin Edizioni, 2001
  • Lino Penati, Verità e leggende sul lupo europeo, Storia Illustrata, n.229, dicembre 1976
  • Henri Pourrat, Histoire fidèle de la bête en Gévaudan, Jeanne Laffitte, 2ème édition, 1985
  • Abbé Poucher, Histoire de la Bête du Gévaudan, édition Laffitte Reprints, 1996

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